Da quando i “Competenti” hanno preso in mano le redini di Guardia, il paese è diventato il laboratorio perfetto di ciò che accade quando arroganza e ignoranza si fondono in politica. Hanno stabilito un record difficilmente eguagliabile: mai nessuno era riuscito a infliggere così tanti danni in così poco tempo. E non per calcolo o strategia, come avveniva con quelli che c’erano prima – che almeno il disastro lo costruivano con metodo – ma con la disarmante superficialità di chi non sa e non sa di non sapere.
La cifra della loro azione amministrativa è questa: incompetenza gaia, ostentata con il sorriso ebete di chi gioca con le istituzioni come fossero un trenino elettrico. Il problema, però, non è solo negli attori. È nel palcoscenico marcio su cui si muovono, in un sistema politico dove chiunque arrivi si adatta al vuoto e lo perpetua. Il teatrino è sempre lo stesso, cambiano solo le maschere.
Le disfatte più evidenti hanno un volto. Quello di chi è riuscito nell’impresa epocale di far rimpiangere tutti i suoi predecessori – e ce ne voleva davvero -. Ogni cantiere aperto è diventato un buco nero di tempo, denaro e dignità. Ogni intervento pubblico una ferita aperta, un insulto all’intelligenza dei cittadini, una fabbrica di disillusione. Amministratori, personaggi da commedia amara: maggiordomi del potere, annunciatori indefessi di soluzioni sempre rinviate, campioni di trasformismo ideologico. Da ex democristiani in saldo a sedicenti progressisti dell’ultima ora, la nuova classe dirigente si muove con la leggerezza del nulla. E con la stessa trasparenza. Incapaci persino di fare la fatica di replicare alle critiche.
Intanto, mentre la macchina amministrativa arranca tra errori e posticipazioni infinite, a far da sfondo, il social-circo delle comparse: tifosi da bar, terze file con velleità da influencer istituzionali, parrucchieri della politica improvvisati, e i soliti noti che da decenni agiscono tra le ombre per conquistare un minimo di visibilità. Il tutto in un trionfo di autocelebrazione che cozza con la realtà di una comunità stanca, impoverita, e sempre più lontana dalle stanze del potere.
Oggi il fallimento dei Competenti ha la faccia sconsolata in primo piano dell’esule mastelliano, il Comandante Papillon, la cui eclissi dimostra la fine del fervore originario, quando i Competenti erano ancora una minacciosa promessa in pubertà. Evaporato con una rapidità che ha pochi precedenti. In pochi anni ha dilapidato il capitale di fiducia, lasciando solo il ricordo sbiadito di una promessa mai mantenuta.
A Guardia serve un nuovo voto. Subito! Serve un risveglio. Serve tornare alla politica vera, fatta di competenza autentica, passione civile, ascolto e coraggio. Perché i cittadini meritano molto più di questo teatrino.
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