Criticare chi governa è un diritto. Farlo in modo consapevole, informato e anche duro, quando necessario, è un dovere civico. Soprattutto quando si parla di chi ha ricevuto il mandato – e quindi la responsabilità – di amministrare una comunità.

Per questo ritengo fondamentale ribadire un principio semplice: chi occupa ruoli pubblici deve essere sempre disponibile al confronto, alla critica, anche alla contestazione. Perché le loro decisioni hanno conseguenze concrete sulle nostre vite. E spesso, purtroppo, quelle conseguenze sono negative, frutto di scelte miopi, di inerzie, di interessi distanti da quelli collettivi.

Tuttavia, ci tengo a precisare che le mie critiche riguardano le figure pubbliche, non le persone nel loro privato. Non giudico l’uomo o la donna dietro la carica, non parlo di sentimenti, affetti, o dolori personali. La sfera privata, per quanto mi riguarda, merita solo rispetto. Sempre. Per chiunque. Anche per chi mi è politicamente distante o persino avverso. Ma chi amministra non è chiamato solo a gestire l’ordinario, ma a costruire futuro per la propria comunità. E oggi manca persino la gestione dell’ordinario.

Detto questo, non posso tacere oltre su un tema che tocca da vicino tutti noi: la mobilità e il traffico nel nostro paese. Perché in quasi cinque anni non è stata proposta una sola soluzione concreta al caos del traffico cittadino che soffoca l’unica arteria stradale di Guardia? Cinque anni di immobilismo. E noi cittadini continuiamo a pagare il prezzo. I marciapiedi, laddove esistono, sono occupati dagli esercizi commerciali (si spera legalmente) oppure sono fatiscenti. Il parcheggio selvaggio è all’ordine del giorno. Nessun piano, nessun progetto, nessuna iniziativa di confronto con i cittadini. Nulla.

In questi anni di amministrazione Di Lonardo non è stata presentata una sola proposta concreta per affrontare il problema dei parcheggi e il caos veicolare che affligge vaste aree di Guardia. Giorno dopo giorno, residenti e visitatori sono costretti a convivere con disagi, pericoli, e un senso crescente di abbandono.

Mi chiedo – e temo che la domanda cadrà nel vuoto – perché non si è mai avviato un percorso condiviso, serio, trasparente per affrontare questo problema? Dove sono le assemblee pubbliche, le consultazioni con i cittadini, i piani di mobilità sostenibile, un piano traffico adeguato, i progetti anche sperimentali che tante realtà simili alla nostra hanno già attivato?

Opporsi a tutto questo silenzio, a questa assenza di visione, non è solo una critica: è un obbligo civico. Ed è un invito – ancora una volta – al dialogo vero, non a quello formale e autoreferenziale.

Spero che da queste parole possa nascere almeno un confronto. Altrimenti, non resterà che la delusione per un’occasione persa per Guardia e i suoi cittadini. L’ennesima.