Come accade in ogni tornata elettorale a Guardia, anche stavolta – quando fra qualche mese andremo a votare – dal ballatoio di piazza Castello, risuonerà con forza una affermazione che sembra semplice e giusta: “Siamo persone oneste”.
Dopo decenni di delusioni, tradimenti politici e mala amministrazione, pretendere almeno onestà appare sacrosanto. Ma siamo sicuri che basti? No, stavolta non basta essere onesti per amministrare bene. Anzi, a volte i peggiori disastri amministrativi non sono stati causati dai corrotti, ma dagli incapaci. E a Guardia ne sappiamo qualcosa. Pensiamo solo alle amministrazioni degli ultimi vent’anni. Progetti lasciati a metà, fondi persi, occasioni mancate: non per malafede, spesso, ma per incompetenza, per mancanza di visione o per semplice inesperienza.
Un amministratore capace non deve solo “non rubare”, non essere corrotto. Deve sapere cosa fare, come farlo, e perché. Deve conoscere la macchina comunale, avere un’idea chiara di sviluppo, saper costruire una squadra all’altezza. Perché l’incapace, anche se onesto, finisce per farsi circondare da furbi e opportunisti. Senza rendersene conto, diventa complice di ciò che in campagna elettorale diceva di voler combattere. Il filosofo Benedetto Croce ci aveva messo in guardia da questa illusione. Nel suo Etica e Politica scriveva che l’ideale dell’“onest’uomo al potere” è il sogno ingenuo di chi non capisce la complessità della cosa pubblica.
La politica, come in tutte le cose, richiede competenza, cultura, responsabilità. E il Comune di Guardia non fa eccezione. Non serve quindi scegliere tra onestà e capacità. Dobbiamo pretenderle entrambe. E chiedere anche altro: lealtà verso i cittadini, verso le istituzioni, e fedeltà al mandato ricevuto. Chi in questi anni ha tradito il proprio impegno, chi ha cambiato casacca, chi ha rinnegato le promesse fatte in campagna elettorale non è meno dannoso di chi ha rubato. Ma soprattutto, a Guardia dobbiamo tornare a parlare di moralità. Una parola dimenticata in questa comunità, che però racchiude tutto il senso profondo del servire la cosa pubblica. Moralità è fare il proprio dovere anche quando non conviene. È rispettare la parola data. È non cercare scorciatoie, né capri espiatori. È tenere la schiena dritta, sempre. Per questi motivi, per il futuro di Guardia, quando finalmente ci recheremo al seggio, non accontentiamoci di chi si proclama “onesto”. Una comunità matura sceglie i propri rappresentanti non soltanto per ciò che dichiarano, ma per ciò che dimostrano di saper fare. Scegliamo chi ha già dimostrato con i fatti di essere capace, coerente, preparato. Chi sa amministrare davvero. Perché la virtù, se non è guidata dall’intelligenza, è cieca. E la politica cieca, a Guardia come altrove, non fa che ripetere sempre gli stessi errori. E porta con sé anche il paese.