Guardia è un’illusione. Un’illusione di progresso o cambiamento che, in realtà, non porta mai a una vera soluzione o a un miglioramento, ma – come una scala infinitamente discendente (o ascendente) – continua all’infinito in un ciclo senza fine. Una finta alternanza che diventa un sistema in cui un gruppo ben definito si alterna al potere senza mai apportare un cambiamento significativo o migliorare sostanzialmente le condizioni sociali e politiche. Un concetto di alternanza che non offre davvero un’alternativa, soprattutto quando le differenze all’interno dei vari gruppi sono minime o superficiali, e quando i problemi strutturali della comunità rimangono puntualmente irrisolti. Generando una sensazione di impotenza o di frustrazione nei cittadini, che vedono cambiare solo la forma, ma non la sostanza. Guardia è un’illusione. La situazione etica, civica e culturale della nostra comunità è preoccupante. Eppure, non è forse proprio questo a farci sentire vivi? Il desiderio di cambiamento, di opporre il bello al brutto, di bilanciare il buio con la luce di un fuoco di comunità, acceso e consapevole? Non è questo uno stimolo per tutti coloro che ancora sentono l’importanza di costruire una comunità più forte, consapevole e capace di affrontare le sfide quotidiane? Per nutrire un senso di appartenenza e di responsabilità? “Tu sei pazzo! Ancora pensi che si possano cambiare le cose a Guardia?”: dicono quelli che la sanno lunga. Ma è proprio in questa “follia”, nel fare comunità, sia fisicamente che emotivamente, che possiamo davvero comprendere le potenzialità di una comunità, di un luogo, come Guardia. Ed è questo il bello: essere folli, fare comunità, sentirsi una grande famiglia, difendere, non perdere l’identità, sentirsi “appaesati”. Prendersi cura di Guardia, significa vegliare su di essa, prendersene cura attivandosi in prima persona senza aspettare che siano gli altri a farlo per noi. Una sfida complessa e non priva di rischi, ma è proprio in questa “follia” che si nasconde il vero spirito innovativo, capace di andare oltre la semplice sopravvivenza e di costruire un futuro che sia davvero scelto e non subìto. La passione, l’utopia concreta sono i motori che possono e devono alimentare questo cambiamento, ed è bellissimo invitare gli altri a non restare fermi, ma a essere “folli”, a essere protagonisti di una realtà come la nostra che non si limita a ciò che è, ma guarda ciò che potrebbe essere. La dico da sempre, servono “nuovi sguardi” per trasformare i vincoli in opportunità, ripensare il territorio non solo attraverso le sue difficoltà, ma anche attraverso le sue potenzialità. La vera sfida oggi è questa, costruire un contesto che possa finalmente permettere a tutti di scegliere. Sono forse un po’ “pazzo”, sì. Ma è proprio in questa follia che si nasconde la forza del vero cambiamento. La volontà di trasmettere questa energia anche alle nuove generazioni. Oggi non basta accontentarsi, non basta rassegnarsi. Se vogliamo davvero cambiare questo paese, dobbiamo osare, immaginare l’inimmaginabile, rendere possibile l’impossibile, essere utopici ma concreti, sentirsi pazzi facendo comunità, essere costruttori di bellezza. Perciò, grazie. Grazie a chi non avrà paura di essere “pazzo”, di sognare, di lottare per il “vero” cambiamento. Perché la vera follia a Guardia è restare fermi a guardare.