Un “marziano” che sbarcasse a Guardia e si concentrasse sulle sue condizioni di salute osserverebbe subito lo stato comatoso della comunità. Fatta questa premessa “cosmica”, suggerisco una sorta di moratoria della politica. Quella cioè di astenersi dal richiedere insistentemente le dimissioni di Di Lonardo e della sua amministrazione.
Ho riservato tante riflessioni e critiche, anche aspre, che sono state rivolte sia ai componenti che ai comportamenti (sbagliati, comunicati male, non argomentati, scorretti?) dell’amministrazione Di Lonardo. E, però, ad alcuni, amici e lettori, vorrei dire che in questi anni mai ho adoperato l’ingiuria – non è elegante -. Ho criticato, eccome!, Di Lonardo e l’attuale amministrazione, ma senza mai cadere nella trappola del risentimento identitario, nel revisionismo incauto e fuorviante, so benissimo chi sono i veri responsabili dello stato disastroso in cui versa Guardia. E se avessi consumato tutta la mia foga e la mia indignazione con un capro espiatorio come Di Lonardo, cosa sarebbe restato da dire ai sindaci e alle amministrazioni degli ultimi ottant’anni? Non abbiamo nulla da dire a chi negli anni ha devastato il nostro paesaggio, il paese, il centro storico e a chi tiene sempre all’ultimo posto questo territorio? Alla fine quindi anche Di Lonardo può diventare un elemento di distrazione e di occultamento di quanto di grave sta avvenendo a Guardia. Visto che l’amministrazione Di Lonardo procede da oltre quattro anni con decorosa mediocrità nell’azzurro cielo guardiese. Sta a galla con dignitosa inconcludenza sui compromessi di medio-basso profilo; tra rinvii e dilazioni sui temi di maggior interesse per la comunità. Ma oltre la fiction e l’illusionismo, siamo grati a Di Lonardo perché come un ectoplasma ha conservato in questo periodo uno stile sobrio, essenziale, senza evidenti cialtronerie; Guardia è stata finalmente rappresentata da una figura autorevole a “livello mondiale”. Critichiamo pure Di Lonardo – a cui, sia detto fuor di retorica, auguriamo ogni bene -, ma allora a quelli di prima non abbiamo nulla da rimproverare per la desertificazione di Guardia? E, soprattutto, quale è oggi la parte propositiva di questa comunità? Quale idea abbiamo sul presente e sul futuro di Guardia, sulle politiche giovanili, sull’economia, sullo spopolamento, sul centro storico?
In altre parole, amici e lettori, lavoratori del braccio e della mente di questo paese, come si diceva ai bei tempi, temo molto il rischio che alle prossime elezioni amministrative con l’acqua sporca (l’amministrazione Di Lonardo) si butti anche il bambino (ovvero, la seria possibilità di una nuova compagine capace di affrontare i problemi di Guardia). Perché Guardia – purtroppo – dipende ancora da quello che dicono e pensano e dalle stupidità che ci arrivano da parte di chi ha gestito e gestisce questo paese da decenni. Ce li meritiamo. Sempre ammesso che ai cittadini freghi qualcosa (infatti sembra proprio non fregargliene nulla). Ce li meritiamo tutti. E certe pacatezze argomentative, come quelle appena espresse sopra, legittime e fondate, non servono a nulla. Anche perché coabitare coi nemici di ieri e gli avversari di domani, gli avversari di oggi e gli amici di domani, a Guardia non è facile; ma soprattutto non è facile digerirlo.
Non so, mi sbaglierò, ma forse è arrivato il momento di sbarcare davvero da Marte, anche perché le poche risposte che poi alla fine diventano soltanto lamentele e rituali da bar ci allontanano dall’urgenza di fare analisi serie, proposte, progetti di mutamenti rivoluzionari per questo paese; lontane da retoriche e da trappole identitarie, che portano sempre al localismo. Oggi la storia (e l’antropologia) di Guardia merita altro. Non facciamoci distrarre. Manca poco alle prossime elezioni assumiamoci le nostre responsabilità, affermiamo una nuova soggettività e identità di questa terra tenera, aperta, ospitale (nonostante tante ombre e tanti guai del passato e del presente). È utopia da marziani? Confido nella vostra intelligenza.