Cosa è successo nell’universo politico guardiese? Quattro anni fa era approdata in politica un’onda di teneri under40, con i barconi del cambiamento. Per onestà, la politica ragazza si era già aperta con Floriano Panza e la sua comitiva di sbarazzini e sbarazzine, dopo aver rottamato una parte degli anziani maggiorenti della pseudo-politica locale. A proposito, se si costituisse l’Associazione Vittime di Floriano avrebbe un numero crescente d’iscritti. Ma la generazione dei ragazzi guardiesi approdati in politica era in larga misura così impreparata e inadeguata da spianare la strada a un ritorno alla famelica indecenza dei seniores. Così che, dopo l’onda giovanile, c’è stato un contraccolpo o un testacoda.

Guardia sta cambiando vorticosamente ma non solo nel senso che tutto invecchia in fretta; a più di settant’anni si può essere debuttanti, mentre le carriere precoci finiscono precocemente. Il dramma tuttavia è che la generazione di trenta-quarantenni che avrebbe i titoli e le qualità per diventare la nuova classe dirigente, è in larga parte scappata o emigrata all’estero; e chi resiste a Guardia non vuol sapere di impegno politico, è barricata nelle professioni e non vuole uscire dalla sfera lavorativa per impegnarsi con ruoli pubblici. Al più, agisce nel campo della comunicazione social, ma si tiene alla larga dalla politica. Restano così a sciamare per le vie della politica paesana gli spiantati, gli homeless, insomma i scappati di casa di sempre, almeno fino alle prossime votazioni. Dove per comporre una lista, per ritrovare compostezza e affidabilità, si è costretti a ripartire dai coetanei dell’ultimo Craxi-Andreotti di potere. Costretti a formare l’ennesima amministrazione-mulo, ibridando asini e cavalli. Insomma se alle prossime amministrative arrivano i Panza non è (solo) per misteriosi complotti orditi chissà dove; ma è il frutto della mancanza di coraggio della generazione di trenta-quarantenni, di questa vistosa disfatta della politica in questo paese, questo evidente degrado del suo ceto e dei suoi criteri di reclutamento.

Morale della favola: gli invocati “migliori” da inviare -presumibilmente, il prossimo anno – al Comune non sono ricercati ma a loro volta non hanno nessuna voglia di impegnarsi. La politica è uscita dall’orizzonte di molti giovani promettenti o dei competenti non solo per lo spettacolo avvilente della classe dirigente guardiese e per l’assenza di scouting e reclutamento selettivo da parte della politica. Ma perché i giovani stessi sono stati formati a vedere il singolo e il globale, ovvero i temi che riguardano strettamente la propria vita individuale o l’intero pianeta: mancano i gradini intermedi, il proprio territorio, la propria comunità, i corpi sociali in cui si radica e agisce la politica. E i loro studi sono finalizzati a eccellere nei rispettivi campi ma sono largamente alieni dal contesto e dai temi che potremo definire pubblici. Anche per questo, alle prossime elezioni, un’eventuale amministrazione dei migliori serve solo per squalificare i peggiori in carica; ma poi i migliori, come i Tartari e come Godot, a Guardia non arrivano mai.