Visto che, dopo una lunga gestazione (durata ben quattro anni e passa), la mula di Guardia non ha ancora partorito il sindaco: perché, eletto nel settembre del 2020, allo stato delle cose il sindaco risulta non pervenuto (o forse è già scappato). Allora Panza for ever. Non esprimerò alcun giudizio su Floriano Panza in persona e sulla sua eventuale (come mormora il popolino e gracchia il corvo sulla spalla dell’attuale sindaco Di Lonardo) corsa per la riconferma a sindaco alle prossime elezioni di Guardia, non lo elogerò né lo criticherò. Mi limiterò solo a dire che (come dice la piazza, segnata dall’esperienza del cambiamento) non abbiamo altro dio fuori di lui.

Per decenni abbiamo deplorato l’indole guardiese di ricercare e confidare nell’Uomo della Provvidenza, ma qualche anno fa ne avevano trovato uno e addirittura oggi qualcuno lo (ri)vorrebbe, anzi lo (ri)vorrebbero, ovunque e per sempre: come sindaco, alla presidenza del consiglio, della repubblica, dell’unione europea, dell’universo. Ecce Homo. Panza Über Alles. È sempre una pessima cosa affidare la comunità, il proprio paese a una sola persona, reputarlo insostituibile e ritenere che sia l’unica soluzione. Anche perché (come abbiamo visto in questi anni) le persone sbagliano, sono fallibili, sono mortali, non sono indistruttibili. Si può anche arrivare a concedere che Panza sia la figura più adatta per traghettare Guardia nel futuro, Floriano il traghettatore; e per una parte di Guardia fu sicuramente una speranza passare da un paio di amministrazioni incolori guidate dal nulla a una guidata da lui. Lo dicevano allora, lo dicono oggi. Ma non è possibile che una comunità come Guardia non abbia un altro orizzonte, altre prospettive, altre personalità, su tutte le ruote.

Cosa nasconde allora questa panzolatria senza alternative? Si, certo e innanzitutto, rivela la perdita di ogni fiducia a vedere risolti i problemi endemici della comunità, come abbiamo già scritto; l’irrilevanza dei protagonisti della politica locale è ormai sempre più vistosa. E dunque la sfiducia si radicalizza in opposti estremismi pro o contro: e chi sta nel mezzo, tra questi due poli estremi, patisce la perdita di ruolo e di peso. Ma scavando sotto questa tendenza alla sfiducia, soprattutto delle nuove generazioni, c’è qualcosa di più profondo e di più inquietante: non riusciamo più a pensare il futuro di questo nostro paese se non come la continuazione indefinita del presente. Non riusciamo più a immaginare, anche solo a immaginare, percorsi diversi, gente diversa dai “soliti noti”. Anche perché sappiamo che i margini di consenso e di probabilità di successo sono ridotti ormai al minimo. Il “sistema” sociale e politico guardiese impedisce di perseguire scenari e soluzioni che non siano quelli prestabiliti. E chi mostra di ribellarsi ad essi non va lontano e soprattutto non riesce a passare dalla sfera del dire alla sfera del fare, dell’agire di conseguenza.

Finché si è sui social o ai margini di una finta opposizione, si possono sostenere le posizioni più drastiche; ma appena la prospettiva di formare una compagine alternativa, un movimento, una semplice aggregazione si fa concreta, avviene l’inevitabile mutazione. E poi nulla. Non dimentichiamo che la condizione generale di benessere, nonostante tutto, rende molto difficile pensare che possa esservi qualcosa che segni uno strappo e una svolta. Così come non si può sperare di fuoruscire indenni dal sistema socio-politico vigente, dalle unioni e dai contesti ben definiti nel tempo. Ma ciò nonostante la variante a Panza non può essere il Gran Reset che ci riduce a sudditi del presente e adoratori a tempo indeterminato di quel che è vigente. La reductio ad Panzum, ossia la riduzione a Panza, nasce in questa situazione. Per questo ci inquieta, al di là di quel che possiamo pensare del dott. Floriano Panza e del suo probabile rinnovato ruolo di sindaco di Guardia in questo frangente. Il pericolo non è Panza ma il vuoto che c’è intorno a lui e oltre lui.