Che brutto Natale si prospetta per i cinghiali a Guardia. Dopo aver scorrazzato quasi indisturbati per le campagne guardiesi per una intera estate hanno capito che per loro “la pacchia è finita”. Così i cinghiali stanno abbandonando Guardia con gli occhi mesti, le teste abbassate e la coda tra le zampe. È una scena toccante l’esodo dei cinghiali da Guardia. Incolonnati tristemente su via sant’Antuono tornano alla macchia, si spargono su monte Coppe, fino al confine di San Lupo. Lasciano le loro alcove guardiesi, senza portarsi neanche gli effetti personali, ed è straziante vederli passare dai loro ritrovi abituali sotto i filari. Qualcuno intona sottovoce au revoir, Guardia, ma in cuor loro hanno il presentimento che non la rivedranno più e si sentono rosolare dentro. Confidavano che fosse loro applicato, come per gli ospiti stranieri, lo ius Guardiam. Solitamente restio a parlare e a relazionarsi con gli umani, un cinghiale esodato da Guardia ha rilasciato durante il tragitto, on the road, una testimonianza in esclusiva al presidente del consiglio comunale, a condizione di mantenere l’anonimato e di rileggere il testo prima della pubblicazione. Più che un’intervista è stato uno sfogo autobiografico: “Vivevamo bene a Guardia – ha esordito in tono accorato – ci eravamo ormai ambientati, uscivamo la mattina presto come tutti i guardiesi per andare in campagna, sempre in famiglia, portavamo i cuccioli a spasso tra i filari o alla ricerca di rifiuti gettati abusivamente nelle campagne, che sono come le lasagne al ragù per voi. Alla sera uscivamo più tardi degli altri amici animali perché amiamo il riserbo e siamo abituati a cenare tardi. I guardiesi, dopo un’iniziale diffidenza, cominciavano apprezzare la nostra compostezza, qualcuno ci fotografava con lo smartphone, ci salutava e scambiava con noi qualche battuta, qualcuno addirittura non di caccia. Eravamo silenziosi, rispettosi del semaforo alla Portella, del traffico in corso Umberto, camminavamo in fila indiana, mai una cicca per terra e non disturbavamo gli abitanti, se non quando loro erano invadenti con noi. Sa come sono questi guardiesi… Ormai, come d’altronde come gli americani o gli immigrati, nessuno ci considerava più clandestini o irregolari. Avevamo siglato un capocollo d’intesa con l’amministrazione precedente e ratificato quattro anni orsono con quella attuale che prevedeva la sottoscrizione di una polizza sulla vita, detta Cinghialloyd, per noi e i nostri cari (Wikipedia ci dice che i nostri avi romani usavano la formula latina sibi et suinis) che avrebbe coperto anche eventuali danni a terzi. Avevamo persino pattuito la concessione del permesso di circolazione per i nostri cuccioli nella villetta comunale. Ora è partita la campagna reazionaria e cinghialofoba dei coltivatori diretti contro di noi, per la nostra espulsione. I soliti fascisti. Ma la cosa più vergognosa è il silenzio degli animalisti e la complicità dei coraggiosi guardiesi: dov’è finita la tutela degli animali, la parità dei diritti, l’accoglienza? Non dice niente l’attuale sindaco? (Eppure noi lo consideravamo uno di noi). I coltivatori diretti coadiuvati dai cacciatori con alla testa l’ex sindaco ce l’hanno con noi, loro cugini di campagna. Comunque dite che siamo troppi e andiamo abbattuti, sappiate che venderemo cara la cotica, saremo armati e ungulati – ha poi proseguito grufolando in modo visibilmente alterato –. Ci negate pure il diritto a sfamarci nelle buste con i rifiuti appese davanti le vostre case e nei pochi cassonetti rimasti, se andiamo in campagna ci accusate di mangiare l’uva e distruggere i vitigni, tra poco ci farete la prova palloncino per vedere il tasso di falanghina ingerito e ritirarci la patente di circolazione. E l’assessora delle pari opportunità dov’è finita? E gli animalisti coraggiosi da social? – ha urlato l’esule ungulato -. “Ma insomma. Questa che si annuncia è una vera e propria strage col favore della stampa locale e il silenzio su Facebook. Un’infame operazione, nessuna pietà per i nostri piccoli. Ma poi cos’è questa storia che siamo troppi… Perché lo stesso criterio non vale anche per gli altri? Pure i politici a Guardia sono troppi e sempre gli stessi e mangiano più di noi, perché non abbattete loro? In realtà non lo fate perché da loro non ricavereste nemmeno una goccia (di sangue) di ragù…” “Ma voi siete aggressivi – gli ha obiettato il presidente del consiglio comunale, facendosi infine un selfie col capobranco – rovinate i campi e le vigne, rovistate tra i rifiuti, non controllate le nascite…” “Allora rimettete i cassonetti e non lo faremo più. Dateci i profilattici e faremo meno figli. Noi chiediamo la parità dei diritti con cani e porci e voi ci parificate alle salcicce… E qualcuno dalle vostre parti ci fa pure la sagra…” Una vergogna, una barbarie.
Il Natale del cinghiale guardiese