Guardiesi, mettiamoci l’anima in pace, torniamo alla realtà. Lo dico a me stesso, lo dico soprattutto a quella piccolissima parte dell’opinione pubblica guardiese – giovane e meno giovane – che soffia verso l’amministrazione in carica una sorta di perenne malaugurio: che salti il banco, che finisca sommersa come le zone alluvionate della Romagna. Tutto è possibile, i rovesci – come insegna il clima di questi ultimi anni – sono imprevisti, improvvisi e radicali, ma a ragionare seriamente non è l’ipotesi più probabile. Piaccia o dispiaccia Di Lonardo dovremo tenercelo per un po’. Sarà tutto il 2025 (più qualche mese di tempi supplementari). A questo punto quello che possiamo augurarci è che non sia un ciclo multiplo, come profetizza il folletto cattivo che staziona davanti il Municipio. Ma di sicuro non sembra proprio imminente la sua caduta – sua e della combriccola al seguito -, e dunque la sua riproposizione, ma non pensate mettergli le valigie fuori di casa, cioè dal Municipio. Di Lonardo, non è di passaggio, è saldamente in sella da più di un trentennio, si muove (quando si scuote dal torpore) con accortezza. Di conseguenza non ci resta che rimodulare le nostre posizioni, i nostri attacchi, anche biliari, nei suoi confronti e della amministrazione di cui è alla guida (!!!) uscendo (al momento) dalla logica della spallata o dell’assalto finale in vista del suo crollo. Ma non per questo dismettere i nostri giudizi, con relativa indignazione, su una classe amministrativa semplicemente inadeguata, di cercare la buccia di banana, il cadavere nell’armadio e la polvere sotto il tappeto, e pretendere sempre il cartellino rosso, la squalifica del campo; criticando nel merito, opponendo valide alternative. Per tutti questi motivi allora la domanda è: ha ancora senso insistere nel vagheggiamento illusorio della richiesta di dimissioni, senza possibilità di esplicarsi o realizzarsi? Oppure è meglio un bagno della realtà, consigliato pure a quella fetta, non trascurabile, di guardiesi – soprattutto giovani -, che si sentono traditi, delusi dall’amministrazione Di Lonardo perché non corrisponde alle loro aspettative? Anche perché era tutto previsto, secondo copione, già da prima delle elezioni: che Di Lonardo, Carlo Falato, Orso Lino e compagnia cantante, non avrebbero tenuto fede ai proclami e ai toni da opposizione, che avrebbero invece tenuto fede alla loro linea originaria, alla linea Floriano, al “sistema Guardia” e alle sue direttive. Era prevedibile pure che gli scontenti sarebbero rimasti scontenti pure di loro. Scontenti, delusi con cui sono d’accordo, avendo anzi avvertito sin dall’inizio e anche prima, al tempo del voto, che sarebbe andata così. Lo sapevamo da prima, lo sapevamo dall’inizio. E non perché i piani ce li avesse confidati qualcuno né perché i guardiesi sono un popolo di preveggenti; ma semplicemente perché, essendo realisti, sappiamo che a Guardia si va al Municipio solo a certe condizioni. Altrimenti Guardia non sarebbe sotto una cappa da decenni. E nessuno può obiettivamente negare che viviamo davvero sotto una cappa e se non sei allineato e coperto, ti fanno fuori in poco tempo, sguinzagliano i cani più feroci per sbranarti, costringerti a fuggire a gambe levate. Prendere o lasciare.
Come avrete forse capito, quattro anni fa il mio ideale sarebbe stato ben altro e ben più alto; e come forse avrete notato, non sono per niente d’accordo con la combriccola che compone questa amministrazione. Con loro alla guida di Guardia nulla è cambiato, e nulla sta per cambiare in quest’ultimo scampolo di gestione amministrativa. Tutto si ripete come prima, stessi temi e stessi interpreti. Tutte cose che per me sono come cinghiali sullo stomaco (per rimanere all’attualità), indigeribili, insopportabili. E allora che fare? Lasciar perdere, restare fuori? Lasciarli cuocere nel loro brodo? Girare la testa e ingoiare tutto per realismo. Visto che il mio concittadino, tra obblighi da seguire senza obiettare, realtà da non vedere, verità da tacere, falsità da ingoiare, rassegnazioni pubbliche e private, finzioni per sopravvivere e per non compromettersi, impossibilità di cambiare gli eventi e volontà di sfuggire i problemi, non affronta le questioni più spinose che ci toccano più da vicino o più in profondo ed evita di esprimere ad alta voce tutto il suo dissenso su quei temi che toccano la comunità, e all’occasione, dissociandosi da questi individui? Ma di più al momento non è possibile fare. Nonostante tutto. Aggiungendo: lo sapevamo dall’inizio che sarebbe andata così. Le alluvioni non si possono prevedere, ma la storia socio-politica a Guardia sì. Ripeto la domanda: e allora cosa facciamo? Mettiamo la testa sotto la sabbia e tiriamo a campare, un po’ per stanchezza e persuasione di sconfitta, un po’ per umanissima viltà? E quanto potrà durare questa gara a chi mette la testa più a fondo? Per quanto tempo possiamo far finta di non vedere, di non capire, di non dissentire? O faremo come si è sempre fatto a Guardia e tireremo fuori la testa dalla sabbia trenta giorni prima delle prossime elezioni, quando sarà ormai troppo tardi e avrà poco senso recriminare oppure obbiettare? Oppure, come dicono a Roma, se damo ‘na mossa?
Una cosa è certa, ed è sotto gli occhi di tutti, a Guardia c’è bisogno di cambiare e allo stesso tempo di crescere. Si respira nell’aria, in ogni angolo della comunità. Questo è il momento opportuno. Per questo motivo, negli ultimi mesi, dopo innumerevoli interlocuzioni con persone disposte a lavorare per il bene del paese (checché se ne dica, ci sono), si è deciso di impegnarsi sin da ora per la preparazione di una compagine alternativa da presentare alle prossime amministrative del 2025/6. Fatta di gente che non cerca rivincite o vendette lasciate in sospeso, ma solo liberi cittadini che vogliono far uscire il paese da questa cappa malsana che in questi anni ha demolito ciò che di buono rimane della comunità guardiese. Insomma, una Rinascita Guardiese, una ri-costruzione di Guardia, letteralmente dal basso, che prenderà corpo subito dopo le festività.