Cosa hanno lasciato di buono i Riti settennali di penitenza di Guardia? Le immagini, i volti, le strade stracolme di vita. L’universo che essa dischiude e racchiude. Fede, amore, rabbia, dolcezza, tenerezza, nostalgia, rimpianto, rispetto, affetto, devozione, delusione, rassegnazione, abbandono, entusiasmo, orgoglio, fatica, dolore, sangue, tristezza. Una matassa aggrovigliata e inestricabile di emozioni, stati d’animo, sentimenti, che nei secoli ha tessuto il particolare modo di essere dei guardiesi. Una componente fondamentale del carattere e della loro personalità. Un fioretto civile, religioso e sentimentale. Da scoprire e ritrovare. Un paesino del passato. Piccolo, vecchio, parente delle vostre e nostre origini; perché, come dice il poeta, tutti abbiamo un piccolo paese nel cuore, nativo o adottivo, o sfiorato solo in un giorno d’infanzia o di gioventù.
Cosa hanno lasciato i Riti? Qualcosa è accaduto, sulla scena agostana del 2024. È stata un’escalation, che stava cominciando a incrinarsi per assenza di incanto, scarsezza di seduzione. Curiosi, fedeli, decine e decine di giornalisti, non solo telefonini ma telecamere puntate su Guardia, il Municipio in mondovisione; portati in giro, in ogni senso, a sorseggiare flûte di falanghina locale come una qualunque comitiva di enoturisti, tipo laboratorio di tappeti alla casbah di Istambul. Poi fotografi, studiosi, politici e antropologi tra i ruderi del centro storico, i musei, le bevute, le mangiate, e che mangiate. Varie prelibatezze non solo locali… Insomma, il Paradiso.
Ma cosa lasciano i Riti settennali di penitenza di Guardia? Di quell’affollata concentrazione di anime in questo rilievo roccioso schiaffeggiato dal vento e baciato dal sole, resta lei, Guardia. Riscoperta ogni sette anni. Una “camminata” lunga sette anni. Lasciano una comunità con tutti i suoi problemi, gli stessi del sud abbandonato, famiglie che se ne vanno perché mancano lavoro e servizi. Case vuote che aspettano; se ne sono andati tutti, specialmente chi è rimasto. Chiudono uffici, scuole, bar, negozi e sportelli bancari e postali. Un circolo vizioso che pare impossibile da arrestare. Ogni anno gli abitanti di Guardia tra decessi, trasferimenti verso le città o oltre confine, scendono di qualche centinaio di unità. Sette anni: il resto del tempo Guardia è ignorata è nel lato d’ombra della storia e della geografia. Eppure una volta, dice sempre il poeta, i paesi come Guardia erano fatti dei vivi e dei morti. Chi moriva veniva evocato in continuazione. Oggi Guardia seppellisce assai presto anche la memoria. Eppure il paese è una fabbrica dove dal primo al secondo settennio si producono sentimenti, attese tradite, indifferenze inusuali, presenze mute, sostegni di cui neppure ti accorgi. Possibile ancora oggi non si capisca che avere un paese significa avere più mondo? Che per fare comunità ci vuole più Guardia. Guardia ha una poetica, oltre che un paesaggio, oltre le viti di Aglianico e Falanghina, oltre il castello. Ci vuole un risveglio intellettuale e sentimentale insieme. Condivisione come fondamento di fiducia, ascolto delle esperienze altrui per fare comunità, per dare prospettiva, per ingentilire Guardia più che biasimarla. Amore per il passato, l’essere e la realtà. Ma chi se ne occupa è gente che finisce la giornata prima di cominciarla. La loro incapacità e la mancanza di visione non è avversata perché non dà fastidio, è remissiva. L’inadeguatezza fa danni. Si parla tanto di narrazione ma nessuno a Guardia sa narrare più niente; c’è come un ristagno delle emozioni. Occorre riprendere la cura dello sguardo, la passione di vedere Guardia con altri occhi; e piantare le nostre inquietudini in ogni salotto guardiese, e ovunque, non solo tra le grigie mura di un Municipio. Ma tra i nostri ragazzi. Dire loro: prendetevi le albe di Guardia, non solo il far tardi, contestate con durezza i ladri del vostro futuro che occupano le istituzioni, siete la prua di questo antico e fertile paese, davanti a voi non c’è nessuno. Guardia per sua natura fa resistenza al nuovo, è conservatore. I suoi abitanti sono inzuppati di sfiducia, sono rami senza radici… Arieggiate Guardia, agitate le acque. Far rivivere Guardia non è questione di soldi. I soldi servono a farla più brutta.