Mentre risuona ancora per l’aere l’eco delle mirabolanti gesta compiute nel quasi quadriennio di gestione Di Lonardo – colui che amava definirsi genericamente il paladino “del cambiamento” e che sembra abbia divorato nella culla tutti i saggi del Machiavelli -, a Guardia, il Paese di Bengodi (per definizione) decantato un giorno sì e l’altro pure dai soliti scappati di casa, spunta puntualmente un Peter Pan di turno a rovinare la festa all’amministrazione Di Lonardo. È stato infatti reso noto nei giorni scorsi da parte della dirigenza scolastica che nel prossimo anno scolastico verrà soppressa la classe quarta del Liceo del Polo Scolastico. Ragione per cui nemmeno la classe terza andrà a formarsi per il prossimo anno e le famiglie sono state invitate a voler scegliere altri indirizzi presenti nell’Istituto o una diversa Istituzione Scolastica. L’ennesima perla dei Migliori. Un fallimento annunciato. L’evoluzione continua di un’attività amministrativa al limite del ridicolo.
Forse qualche psicanalista sarebbe in grado di spiegare la ragione per la quale il guardiese votante privilegia ancora siffatti personaggi. Figure che hanno in comune appunto soltanto l’abilità di saper navigare tra i marosi, di cooperare, trovarsi sempre nei posti giusti, consapevoli e servizievoli, con chi il potere lo esercita da decenni, talvolta senza ritegno, ma sempre con la cura di non sporcarsi troppo le mani. Di più: facendosi passare per uomini e donne dediti al servizio dell’istituzione comunale. Con il guardiese votante generosamente disponibile a dare loro credito. O, più esattamente, a fingere di crederci per lucrarne vantaggi. Quando invece si dovrebbe far sapere a tutti le loro insufficienze. Ma in fondo noi guardiesi lo sappiamo, occhio non vede, orecchio non sente, bocca non parla, come le famose scimmiette. E cuore non duole.
Ma che ne parliamo a fare. Se nel giro di qualche anno di questo passo saremo pure senza scuola primaria (oggi ridotta a sede distaccata di Cerreto), però in compenso avremo più ospizi e artisti stranieri che dipingeranno lo squallore che resta. Intanto loro, quelli bravi, i migliori, quelli che gestiscono, che hanno esperienza e sanno come si fa, continueranno a fingere di non essere coinvolti, schiavi del loro servilismo atavico nei confronti di chiunque detenga un briciolo di potere. E se pensate che il mio sia soltanto deprecabile cinismo sappiate che quella che io evoco come una tragedia per Guardia per loro è davvero la soluzione a tutti i loro problemi, alle loro carriere.
Che questa sia una classe dirigente di incompetenti incapaci mi pare sia stato chiaro da subito, tranne a quelli troppo occupati a distogliere lo sguardo, senza guardarli in faccia e rendersene conto. Quello che invece non era del tutto chiaro, ma per me – avendoli conosciuti da tempo – lo era anche questo, è la natura umana di certi personaggi, la loro etica, la loro morale. Piccoli marchesi del Grillo presuntuosi e arroganti senza uno straccio di qualità. Ignorarli potrebbe avere sicuramente un senso, ma nel nostro caso non ce l’ha, perché qui si tratta del futuro di una comunità, la nostra. E i signori che da decenni ormai hanno preso in mano il paese sono un pericolo vero, e non si può, né si deve, tacere. Vanno affrontati, denunciati, contrastati e combattuti, a muso duro e chiamandoli con il loro nome. A voce alta.
Certo, tutto ciò non basta, e oltre a questo bisogna anche proporre qualcosa di diverso, possibilmente di meglio, giocare in attacco e non solo di catenaccio e contropiede che tanto non si segna mai lo stesso. So bene quanto è difficile cambiare le cose in questo paese soprattutto dopo le devastazioni degli anni precedenti, e forse sono anche troppo esigente, ma ho come l’impressione che a Guardia non ci si voglia nemmeno provare. E la cosa allucinante è che non si intravede qualcosa di meglio. Soltanto figure piuttosto evanescenti, vaghe, abili nel rifugiarsi in angolo. Una cosa che ci può anche stare, ho già detto di essere troppo esigente, anche se ormai temo di esserci rimasto solo io.
Ma forse ai guardiesi importa poco, in fondo gli va bene anche così. Come nel calcio, ognuno nella sua squadretta da metà classifica, catenaccio e contropiede, senza proporre mai tattiche e strategie diverse, e soprattutto senza nessuno che poi la butti dentro.
E stretti in questa morsa opprimente fra finta maggioranza e finta opposizione, in un paese alla deriva di qualsiasi valore, dove è diventato frustrante essere coerenti e faticoso essere leali se poi ad andare avanti sono sempre i più furbi, dove i giovani appena possono scappano altrove e dove è perfino difficile essere seri accerchiati come siamo dai buffoni: dove tutti siamo un po’ vittime e un po’ complici. Di sicuro colpevoli. E, come le rane bollite della filastrocca, ormai troppo storditi per saltare fuori dalla pentola e salvare questo paese dalla rovina.
Buona fortuna.