“Una sconcezza, una truffa agli elettori, un’impostura unica, una prevaricazione, un’esplosione di incompetenza e di narcisismo, una rozzezza senza precedenti”. Così parlò l’elettore guardiese che ha votato la lista “Esserci” e che nel 2020 “sperava” nel cambiamento. Che poi l’idea che qualcuno fra i guardiesi dopo decenni di amministrazione sciuè sciuè oggi ancora “speri” in Di Lonardo (parlandone da sveglio), o si “agiti” per quei ficus da interni che sono gli assessori e gli altri della maggioranza, una squadra che è una via di mezzo tra la Famiglia Addams e il bar di Guerre stellari, dà l’idea di com’è ridotta la politica in questo paese. E se invece lo dici a uno qualsiasi degli “eletti” allora pensa a uno scherzo o si offende. Peggio ancora se tiri in causa un loro elettore, determini all’istante un’alluvione di lacrime di vedove inconsolabili, orfani affranti e prefiche urlanti.

Diceva Mark Twain: “È molto più facile ingannare la gente che convincerla che è stata ingannata”. Un politico serio e lucido invece si pentirebbe subito di aver ingannato i propri concittadini: traditi dalle promesse mancate e dalla manifesta incapacità a gestire i problemi più o meno complessi di Guardia. Al guardiese medio non può fregar di meno se si inaugura una biblioteca, se si conferisce una cittadinanza onoraria, se ci si congratula pubblicamente per nuovo nato o una vecchina centenaria. Mondi paralleli, lontani anni luce dalla realtà. Il cittadino guardiese vuole che la strada dove cammina venga regolarmente spazzata su entrambi i lati, e non soltanto da una parte perché dall’altra ci sono le auto parcheggiate per diritto acquisito. Vuole uscire di casa senza rischiare di essere investito a causa di un traffico veicolare letteralmente impazzito. Tante auto e mezzi in circolazione, significano anche più inquinamento atmosferico e acustico. Vuole un sistema sanitario efficiente. Un servizio di emergenza che funzioni. Vuole una strada senza buche. Vuole una comunità “smart” e sostenibile in maniera semplice, non avveniristiche stravaganze: Guardia può diventare già da adesso “smart” e sostenibile in maniera semplice. Vuole più verde urbano, in un’ottica di maggiore fruibilità e accrescere il verde pubblico. Vuole l’acqua pubblica. L’acqua è preziosa. Possibilmente con una percentuale accettabile di calcare. Un sistema potenziato di depurazione dei reflui e del contenimento e delle perdite di acqua potabile dalla rete idrica. Vuole una comunità che esca dal letargo in cui è piombata. Vuole essere rassicurata sul “risveglio di Guardia” (quale? quando?) propagandato tre anni orsono e, a sentire di Di Lonardo&C., prossimo a venire, a cui però nessuno sospettava si attagliasse il concetto di risveglio, semmai quello di letargo. Vuole essere rassicurata sulle urgenze infrastrutturali per i prossimi Riti Settennali. Sulla “presenza” del sindaco almeno in questo periodo. E non pensare che il suo motto sia “Fate come se non ci fossi” e quello degli astanti “Ah, ci sei? Buono a sapersi”. Già, perché in questi tre anni i guardiesi il sindaco non l’hanno visto arrivare, anzi non si erano manco accorti che fosse partito.

Frattanto Di Lonardo, quando scrive (più o meno una volta all’anno), incolpa sempre quelli di prima (che, guarda caso, stavano insieme a lui). Un trucco talmente vecchio che lo vede anche un bambino. L’ultima mano si è disputata sul demansionamento scolastico alla presenza (si fa per dire) della minoranza: praticamente una seduta spiritica.

Alla luce di tutto ciò il rischio è che in un paese dove le capriole fanno curriculum, anziché ritirarsi, il Di Lonardo si ricandidi e che gli elettori guardiesi, non vedendolo, addirittura lo votino. Dopo aver votato in questi anni di tutto di più, per abitudine, per disperazione, per rassegnazione e per sbaglio, il rischio è che la gente si trascini a votarlo per ipnosi.