Ci vuole un grande esercizio di fantasia per immaginare cosa accadrà nei prossimi giorni. Il M5S è disposto a fare un governo con Pd o con la Lega, purché non ci sia di mezzo Berlusconi. Berlusconi, e con lui la sua stretta cerchia degli interessati, ha un solo schema di gioco. Ed è quello di fare un governo che tenga insieme tutto il centrodestra più il Pd (e così arrivare pure alla resurrezione di Matteo Renzi). Sta scommettendo sulla pazienza e su tempi di gioco meno frenetici. Non ha alcuna intenzione di gettarsi con foga nella mischia. Lascia a Salvini (che evidentemente tiene per le p…) questo ruolo. Non è però fermo. Segue a distanza e intanto si prende quello che trova sul cammino: per esempio la presidenza del Senato. Sa benissimo che il tempo in politica è quasi tutto. È quel ramo del parlare e dell’agire umano in cui anche il più assertivo dei proclami dopo un po’ di tempo diventa serenamente il suo contrario. È la variabile che cambia gli scenari. Quello che oggi è possibile non è detto che domani lo sia ancora. Matteo Salvini – al contrario di Berlusconi – mette in scacco tutto il cucuzzaro del centrodestra su un punto: mai alleanze con il Giglio Magico renziano (e con quel che resta del Pd residente in Ztl). Piuttosto sì al M5S perché l’elettorato l’ha già data un’indicazione. Ed è quella di una occasione storica: dare finalmente un governo alla stragrande maggioranza degli italiani che certamente non si riconoscono in quel che resta del Pd (e che non possono permetterselo, visti i prezzi al mq ai Parioli). Il Pd (per adesso) dice che non vuole fare un governo con nessuno. Di Maio e Salvini fanno ogni giorno un passo in avanti, l’uno verso l’altro. Una maggioranza seppur risicata c’è, si intravede, è possibile. Si parlano, trattano, qualche volta si insultano, ma come due bravi vincitori si dichiarano pronti a fare il proprio dovere. In molti raccontano che non sono mai stati così vicini. Checché ne dica il soldato Travaglio, il blocco sociale che nel Mezzogiorno ha sostenuto il M5S e nel settentrione ha votato per la Lega è lo stesso: è il piccolo-borghese, moderato per struttura sociale, che finalmente trova qualcuno che lo capisce sui bisogni più urgenti. Destinare il M5S all’abbraccio col Pd significa inchiodarlo al sistema. E poi, come si può far passare in cavalleria Renzi e il suo Giglio Magico, gli scandali di quel partito, le fritture di pesce, ecc.. ecc… ecc…, tutto perdonato? Lega e M5S sono il famoso 51 per cento legittimato a governare. Manca solo l’abbraccio. Un accordo vero. Se lo fanno, durano a lungo, anche cinque anni. La vera partita, poi, eventualmente se la giochino dopo: nella prossima legislatura, perché nel frattempo succedono due cose (ben descritte da Buttafuoco qualche giorno fa): il sistema, messo momentaneamente al tappeto col voto del 4 marzo, non si rialza più e Silvio Berlusconi, nell’attesa, e vista l’età, esce di scena (e con lui la falange macedone stretta intorno a Matteo Renzi). Tutto facile, tutto semplice. Rimane ancora un piccolo ostacolo, un solo fattore, personale: chi mai farà il vice di chi?